martedì 12 giugno 2012

sulle origini umane del terremoto qui in Emilia

Vivo alla fine della faglia, almeno stando alle mappe pubblicate. Sto a Luzzara, dove la linea rossa incontra il Po, e lavoro (anche) a Mirandola. Ho lavorato pure a Finale per un paio d'anni, e a Fabbrico, a Rolo, insomma, il terremoto si sta accanendo sui luoghi della mia esistenza (son nata a Padova, e ho fatto volontariato in Pratomagno, e ha colpito anche lì).
Girano voci, mail ed altro su perforazioni ed altre amenità. 
Report è un buon programma, ma a volte pecca di positivismo, e questo sembra essere uno dei casi. Per chi ci crede, non abbiatevene a male, ciascuno vede il mondo a suo modo.

Trascrivo pari pari da una mail ad un'amica.

Sai che io non ci credo?
So che la tesi è accreditata, ma la linea di frattura è troppo lunga. Poi, per carità, hanno ragione a cavalcare l'onda, son cose poco belle, rovinano il territorio. Ma provocano sismi circoscritti, sviluppati in modo riconoscibile, come nei casi già avvenuti in Canada e Stati Uniti. Inoltre, è vero che le scosse grosse son state superficiali, ma parecchie di quelle sopra i 2 R sono avvenute anche a 20-30 km di profondità. A questo va aggiunto che il movimento sismico sta coinvolgendo tutta la linea appenninica, con sismi differenziati (almeno 4 le zone di attività più intensa, dalla Calabria al Friuli) e che era previsto da almeno 6 mesi (vedi lanci commissione Grandi Rischi e Igvn dell'ottobre scorso) soltanto un pò più in basso sullo stivale. So che è confortante poter imputare la colpa a qualcuno o qualcosa, ma la verità è che il più delle volte demonio e grandi complotti sono il modo che abbiamo per non ammettere che siam solo formiche, e che esistono forze naturali molto più grandi di noi, che agiscono secondo dinamiche che tutta la nostra scienza non può comprendere né risolvere. Ogni volta che nella storia si è verificato qualche grande disastro naturale, abbiamo cercato una spiegazione che avesse a che fare con l'uomo (e l'esistenza della bibbia ne è una prova: come giustificare glaciazioni, epidemie, carestie? Ecco qua). Il fatto è che siamo ancora inermi, e dovremmo sempre ricordarcelo ed avere rispetto per forze di cui crediamo di avere il controllo, ma che ci dimostrano ogni volta di essere molto più potenti della nostra arroganza.
Scusa la tirata, è che ritengo diseducativo fomentare il retropensiero.

lunedì 26 marzo 2012

giorni di semina





Sabato era una giornata buona per la semina. Non ne ho potuto profittare perché di nuovo mi sono ammalata, ma ho comunque trapiantato qualcosina in vaso. In compenso sono già germogliate alcune piantine che ho seminato l'11 marzo: piselli, pomodori variegati tigerella e S. Marzano, cetrioli di Alan e peperoni corno di bue, oltre a tutte le verdure in foglia. Mancano all'appello i pomodori neri, il peperone di Cuneo, il cetriolo Imperatore e il pomodoro S. Pietro, la melanzana e il cardo bianco. Il 4 aprile faccio il secondo giro di semina, e nel frattempo preparerò anche l'orto, così potrò seminare direttamente carote e insalatina. Oggi nulla, 'ché secondo il Bugiardino è giorno di càmua, cioè giornata in cui i lavori sono a grosso rischio di màlora.
L'inverno mite e secco, con il suo colpo di coda di neve improvvisa, ha fatto fuori molte delle piante del mio balcone, e nei giorni scorsi ho fatto la conta dei morti. Ho potato. E adesso aspetto. Alle piante bisogna sempre dar tempo. Tra qualche settimana potrei scoprire che chi oggi sembra morto in realtà è vivo e viceversa. Intanto le innaffio e le curo tutte. Mi è già successo di veder rispuntare le foglie da fusti apparentemente secchi, anche in vaso, anche dopo mesi. La natura se ne frega parecchio delle nostre manie di grandezza e velocità. Lei che ci ha messo ere per formare canyon e foreste, e che ci mette pochi secondi per distruggere tutto con terremoti e trombe d'aria, lo sa che noi non capiamo niente. E ogni tanto ci dà una lezione. Qualche volta cattiva, qualche volta buona. Quindi aspetto i miei germogli e le mie foglioline, con tutto il tempo che ci vuole per imparare le cose nuove.

martedì 7 febbraio 2012

La lentezza della neve

In questi giorni sto godendomi un privilegio assoluto. Sono ammalata e, grazie alla neve, resto a casa ad aspettare la guarigione. Erano anni che non me lo permettevo, e del resto erano anni che non mi capitava un'influenza così tenace da costringermi al riposo totale. I medicinali hanno completato l'effetto, non permettendomi di leggere né di scrivere. Ho quindi passato addirittura una decina di giorni a casa, uscendo solo un paio di volte per approvigionarmi di cibo e farmaci. Se non fosse nevicato non avrei potuto, la neve ha chiuso le scuole e spaventato gli impiegati negli uffici, bloccato le strade e animato il mio telefono di chiamate allarmate, di richieste di rimandare qualsiasi appuntamento non indispensabile. E io, ora che è passata la febbre, accetto con buona pace e mi rimetto a studiare, a lavorare con calma e a ricevere il bollettino degli altri ammalati di stagione, tutti febbricitanti, e arrabbiati, perché non possono fare quello che fanno di solito. Lo ammetto, quando domenica ho visto tornare normale il termometro un po' ci son rimasta male. Sono stata fortunata, l'influenza ha fatto il suo corso senza togliermi il sonno, solo l'appetito. E credo sia stato anche perché, stavolta, l'ho accolta senza fare la guerra al mio corpo. “Vabbé, sei malato. Adesso riposa, passerà”. Chissà quando avevo scordato che si fa così. Da piccoli era logico. Perché non ricominciamo a concederci questo lusso, e a far finta che quella terribile pubblicità degli anni '90, quella dove rinunciare a una partita di tennis per un raffreddore era impensabile, non sia mai stata girata? E a guardare la neve con la meraviglia di chi potrà passare qualche minuto, o qualche ora, a fissare quei fiocchi danzare, in preda alla fantasia del vento. I fiocchi di neve cadono, mica si aggrappano alle nuvole. E se oggi dovremo rimanere a casa, pazienza.

P.S.: L'ho detto, che è un privilegio. Mi è capitato innumerevoli volte di dover viaggiare nella neve, lo so che è brutto. Un consiglio: usate gomme termiche, vestitevi pesante, uscite solo se necessario e se possibile a piedi, sfruttate i mezzi pubblici se funzionano e spostate tutti gli impegni non urgenti. E cercate di respirare, e pensare che passerà.